DA TISCALI SPETTACOLI
Il ciak di Anna
"Caro Carlo, che grandi e grosse risate"
di Anna Falchi (www.annafalchi.it)
Il grande Carlo Verdone con Grande, grosso e verdone ritorna a rivestire il doppio ruolo di attore e regista dopo la parentesi dei due "manuali d'amore" di Giovanni Veronesi dove Carlo fu solo attore. Ma questa volta non riprende quell'importante percorso che ha origini lontane con Al lupo al lupo o Maledetto il giorno che ti ho incontrato e che trovava ne L'amore è eterno finché dura e ne Il mio miglior nemico il suo culmine, dove l'autore romano lavorava su una commedia limpida e allo stesso tempo articolata. Anche nel bel film corale Ma che colpa abbiamo noi e in Sposerò Iris Blond eravamo di fronte a film più europei, più maturi - alla Woody Allen prima della sua fase thriller/noir per intenderci.
Un mucchio di risate - Ora dopo dodici anni da Viaggi di nozze e a quasi trenta anni da Un sacco bello e Bianco, Rosso e Verdone (che compongono insieme allo splendido Borotalco il trittico del suo magnifico esordio) torna a farci ridere e riflettere riproponendo alcune delle sue celebri maschere che incarnano l'ingenuità, i vizi a volte anche le perversioni e le fobie dell'italiano medio. Queste maschere hanno origini lontane che nascono dagli sketch che Verdone faceva per la trasmissione Non Stop e negli anni poi sono maturate: ora con questo film Verdone ha ricontestualizzato al giorno d'oggi tutti i suoi antieroi. Enzo, da Ivano, passando per Armando Feroci de Il gallo cedrone è oggi il malinconico Moreno Vecchiarutti. L'introverso e iellato Mimmo, passando per Giovannino oggi è diventato Leo Nuvolone. Mentre Furio, da Raniero è diventato il Professor Callisto Cagnato.
Un'ottima sceneggiatura - Grande, grosso e Verdone è un film che, pieno di soluzioni narrative, ha una stupenda sceneggiatura, scritta dallo stesso Verdone col maestro Piero De Bernardi (che firmò anche il capolavoro Compagni di scuola) e Pasquale Plastino. Questa volta Verdone ha deciso di non montare in modo alternato i vari personaggi ma di dare alle storie un ordine consequenziale. Quindi, a detta dello stesso autore, potremmo parlare anche di tre film diversi, ognuno dei quali ha una sua specificità precisa.
L'irresistibile famiglia Nuvolone - Il primo episodio all'insegna del "candore" (parafrasando Verdone stesso), quello della famiglia Nuvolone è, dei tre, quello più grottesco, ma laddove "grottesco" è inteso in senso positivo, alla Henri Bergson o alla Checov - che Verdone conosce molto bene. Il regista doppia anche i due figli con lo stesso timbro di voce su frequenze diverse e in più alla persona che originariamente ispirò la caratterizzata voce di Mimmo fa interpretare il ruolo del fratello Quirino. Il duetto tra i due fratelli è irresistibile. Poi appare per la prima volta sullo schermo Massimo Marino, personaggio di culto della tv trash underground romana, che ogni volta che apre bocca fa cadere giù la platea dalla risate. Inoltre in questo episodio Verdone è spalleggiato da Geppi Cucciari, nel ruolo della moglie, che conferma le sue grandissime doti comiche. Succede di tutto di più: eventi sfortunati, a ripetizione e di "fantozziana" memoria si abbattono sulla povera, ingenua famiglia Nuvolone.
Il Professor Callisto e l'arte - Il secondo episodio con il personaggio del Professor Callisto Cagnato è quello più oscuro, più cupo, indirettamente c'è come una critica politico-sociale, specie in una scena fortemente emblematica dove il professore quando va a prostitute incontra un politico: e qui Verdone per pochi attimi ci regala la fantastica maschera del cugino nevrotico di Ruggero di Un sacco Bello, quello che aveva sempre la calcolatrice alla mano. In questo episodio ci sono grandi riferimenti alla storia dell'arte e dell'archeologia, perché Verdone è prima di tutto un fine intellettuale. Figlio di intellettuali. Che ha avuto come maestri Rossellini, Sordi, Leone.
La genuina umanità di Moreno e Enza - Il terzo episodio è sulla grande umanità che trapela dalla maschera di Moreno Vecchiarutti. C'è qui un attacco indiretto al falso perbenismo, alla televisione che crea mostri, alla volgarità, quella vera, inquietante e perversa che si cela nelle sfere più leccate, altolocate e patinate della società che si contrappone alla autentica e genuina umanità di Moreno e Enza (l'ottima Claudia Gerini).
Nel cinema di Verdone tuttavia da sempre dietro alla facciata comica o umoristica convivono elementi di cinica satira e dietro alle sue maschere sempre un doppio fondo agrodolce.Un grande plauso al giovane talento Emanuele Propizio (eccezionale già in Mio fratello è figlio unico dove impersonava Elio Germano giovane) che qui è Steven, il figlio che accompagna in vacanza la coppia in crisi. Propizio è bravo, naturale, ha una grande presenza, prevedo per lui una carriera radiosa. E poi Claudia Gerini è bravissima, ha dei tempi comici straordinari.
Un cast di belle e affascinanti - Il film è arricchito da tante altre adorabili presenze femminili: Eva Riccobono (modella per la prima volta sullo schermo), Clizia Fornasier (Notte prima degli esami 2), e la brava Martina Pinto. Verdone è infatti un regista che ama le attrici ed è tra i pochi ad avere un feeling eccezionale con le protagoniste dei suoi film, tante le ha lanciate, altre consacrate: Eleonora Giorgi, Ornella Nuti, Elena Sofia Ricci, Claudia Gerini, Margherita Buy fino ad Asia Argento, Laura Morante, Stefania Rocca. Insomma Grande, grosso e verdone è un film che consiglio a tutti, grandi e piccini tranne che alla categoria degli intellettuali snob.
Cosa bolle in pentola - Adesso quale sarà il prossimo passo di Carlo Verdone? Forse tornerà a una bella commedia corale? Mah? Credo che Aurelio de Laurentiis già lo sappia.