domenica, aprile 13, 2008

DA TISCALI SPETTACOLI


Il ciak di Anna
"Caro Carlo, che grandi e grosse risate"
di Anna Falchi (www.annafalchi.it)



Il grande Carlo Verdone con Grande, grosso e verdone ritorna a rivestire il doppio ruolo di attore e regista dopo la parentesi dei due "manuali d'amore" di Giovanni Veronesi dove Carlo fu solo attore. Ma questa volta non riprende quell'importante percorso che ha origini lontane con Al lupo al lupo o Maledetto il giorno che ti ho incontrato e che trovava ne L'amore è eterno finché dura e ne Il mio miglior nemico il suo culmine, dove l'autore romano lavorava su una commedia limpida e allo stesso tempo articolata. Anche nel bel film corale Ma che colpa abbiamo noi e in Sposerò Iris Blond eravamo di fronte a film più europei, più maturi - alla Woody Allen prima della sua fase thriller/noir per intenderci.
Un mucchio di risate - Ora dopo dodici anni da Viaggi di nozze e a quasi trenta anni da Un sacco bello e Bianco, Rosso e Verdone (che compongono insieme allo splendido Borotalco il trittico del suo magnifico esordio) torna a farci ridere e riflettere riproponendo alcune delle sue celebri maschere che incarnano l'ingenuità, i vizi a volte anche le perversioni e le fobie dell'italiano medio. Queste maschere hanno origini lontane che nascono dagli sketch che Verdone faceva per la trasmissione Non Stop e negli anni poi sono maturate: ora con questo film Verdone ha ricontestualizzato al giorno d'oggi tutti i suoi antieroi. Enzo, da Ivano, passando per Armando Feroci de Il gallo cedrone è oggi il malinconico Moreno Vecchiarutti. L'introverso e iellato Mimmo, passando per Giovannino oggi è diventato Leo Nuvolone. Mentre Furio, da Raniero è diventato il Professor Callisto Cagnato.
Un'ottima sceneggiatura - Grande, grosso e Verdone è un film che, pieno di soluzioni narrative, ha una stupenda sceneggiatura, scritta dallo stesso Verdone col maestro Piero De Bernardi (che firmò anche il capolavoro Compagni di scuola) e Pasquale Plastino. Questa volta Verdone ha deciso di non montare in modo alternato i vari personaggi ma di dare alle storie un ordine consequenziale. Quindi, a detta dello stesso autore, potremmo parlare anche di tre film diversi, ognuno dei quali ha una sua specificità precisa.
L'irresistibile famiglia Nuvolone - Il primo episodio all'insegna del "candore" (parafrasando Verdone stesso), quello della famiglia Nuvolone è, dei tre, quello più grottesco, ma laddove "grottesco" è inteso in senso positivo, alla Henri Bergson o alla Checov - che Verdone conosce molto bene. Il regista doppia anche i due figli con lo stesso timbro di voce su frequenze diverse e in più alla persona che originariamente ispirò la caratterizzata voce di Mimmo fa interpretare il ruolo del fratello Quirino. Il duetto tra i due fratelli è irresistibile. Poi appare per la prima volta sullo schermo Massimo Marino, personaggio di culto della tv trash underground romana, che ogni volta che apre bocca fa cadere giù la platea dalla risate. Inoltre in questo episodio Verdone è spalleggiato da Geppi Cucciari, nel ruolo della moglie, che conferma le sue grandissime doti comiche. Succede di tutto di più: eventi sfortunati, a ripetizione e di "fantozziana" memoria si abbattono sulla povera, ingenua famiglia Nuvolone.
Il Professor Callisto e l'arte - Il secondo episodio con il personaggio del Professor Callisto Cagnato è quello più oscuro, più cupo, indirettamente c'è come una critica politico-sociale, specie in una scena fortemente emblematica dove il professore quando va a prostitute incontra un politico: e qui Verdone per pochi attimi ci regala la fantastica maschera del cugino nevrotico di Ruggero di Un sacco Bello, quello che aveva sempre la calcolatrice alla mano. In questo episodio ci sono grandi riferimenti alla storia dell'arte e dell'archeologia, perché Verdone è prima di tutto un fine intellettuale. Figlio di intellettuali. Che ha avuto come maestri Rossellini, Sordi, Leone.
La genuina umanità di Moreno e Enza - Il terzo episodio è sulla grande umanità che trapela dalla maschera di Moreno Vecchiarutti. C'è qui un attacco indiretto al falso perbenismo, alla televisione che crea mostri, alla volgarità, quella vera, inquietante e perversa che si cela nelle sfere più leccate, altolocate e patinate della società che si contrappone alla autentica e genuina umanità di Moreno e Enza (l'ottima Claudia Gerini).
Nel cinema di Verdone tuttavia da sempre dietro alla facciata comica o umoristica convivono elementi di cinica satira e dietro alle sue maschere sempre un doppio fondo agrodolce.Un grande plauso al giovane talento Emanuele Propizio (eccezionale già in Mio fratello è figlio unico dove impersonava Elio Germano giovane) che qui è Steven, il figlio che accompagna in vacanza la coppia in crisi. Propizio è bravo, naturale, ha una grande presenza, prevedo per lui una carriera radiosa. E poi Claudia Gerini è bravissima, ha dei tempi comici straordinari.
Un cast di belle e affascinanti - Il film è arricchito da tante altre adorabili presenze femminili: Eva Riccobono (modella per la prima volta sullo schermo), Clizia Fornasier (Notte prima degli esami 2), e la brava Martina Pinto. Verdone è infatti un regista che ama le attrici ed è tra i pochi ad avere un feeling eccezionale con le protagoniste dei suoi film, tante le ha lanciate, altre consacrate: Eleonora Giorgi, Ornella Nuti, Elena Sofia Ricci, Claudia Gerini, Margherita Buy fino ad Asia Argento, Laura Morante, Stefania Rocca. Insomma Grande, grosso e verdone è un film che consiglio a tutti, grandi e piccini tranne che alla categoria degli intellettuali snob.
Cosa bolle in pentola - Adesso quale sarà il prossimo passo di Carlo Verdone? Forse tornerà a una bella commedia corale? Mah? Credo che Aurelio de Laurentiis già lo sappia.

DA FAMIGLIA CRISTIANA


BIBBIA IN DVD – LE STORIE DELLA BIBBIA IN DVD
QUESTA SETTIMANA IL DECIMO DVD: "ESTER", DI RAFFAELE MERTES

LA FORZA DELLA BELLEZZA


Come un thriller storico, il libro di Ester racconta la storia di una ragazza ebrea che conquista il cuore di Assuero. E riesce così a sventare una congiura che avrebbe portato allo sterminio dei Giudei.

Il libro di Ester è una pagina della Bibbia scritta al femminile. Straordinariamente al femminile, perché racconta di due donne coraggiose che hanno la forza di opporsi ai rigidi cerimoniali e alle ferree regole che presiedono alla vita di corte della capitale persiana, dove regna Assuero-Serse.

Le due donne – Vasti ed Ester – hanno nel film di Raffaele Mertes i volti rispettivamente di Ornella Muti e Louise Lombard, due bellezze mediterranee. Occhi verdi per Vasti. Occhi blu per Ester. La regina Vasti – il cui nome in lingua persiana significa "amata" – dovrà subire l’umiliazione del ripudio, perché rifiuta di farsi trattare come un soprammobile da esibire davanti alla corte. Ester, la piccola donna giudea che diventerà regina, sfiderà il sovrano per opporsi alla prima forma di pogrom pianificato dalle autorità persiane contro i Giudei.

Copertina del dvd.Questa storia si snoda nella cornice sfarzosa della corte di Susa, città scelta da Dario I come capitale del grande regno e punto terminale della famosa Via Reale che iniziava a Sardi, antica città dell’Asia Minore posta sulle sponde del Mediterraneo. Il film descrive con stupefacente precisione questa reggia da Mille e una notte, nel cui harem si muovono eunuchi, donne bellissime e regine capricciose; ma dove si tessono anche congiure e intrighi, che spesso finiscono nel sangue.

Il grande mago che ricostruisce questo mondo fantastico è Giovanni Viti, costumista di esperienza internazionale, cresciuto alla scuola di Enrico Sabbatini, uno dei più prestigiosi artisti del costume che il cinema italiano abbia mai espresso. Viti ha lavorato alla realizzazione dei costumi in film come Gesù di Nazareth di Zeffirelli, Mission e La città della gioia di Joffe, Giordano Bruno di Montaldo, opere dove i costumi "recitano" una loro parte importante. Qui, aiutato da Simonetta Leoncini, è stato impegnato in approfondite ricerche per restituire lo sfarzo degli abiti, delle acconciature e dei gioielli dell’epoca achemenide, periodo particolarmente felice della storia persiana.

La capitale di un regno mitico

La prima scena del film dà immediatamente l’idea di Susa come di una città prospera, nei cui mercati affluiscono beni da ogni parte del regno, che si estende dal fiume Indo al Sudan. Lo scenografo Paolo Biagetti attinge le idee architettoniche per realizzare la reggia e la città dalle informazioni che provengono dall’archeologia, dalla storia e dalla pagina biblica. Pochissimo è lasciato all’invenzione. Lo spettatore è gettato in un mondo lontano, misterioso e affascinante, ma realisticamente ricostruito.

L’autore sacro sembra aver visto con i propri occhi ciò che descrive; oppure pare aver attinto a una fonte di prima mano. Tutto il tessuto del libro di Ester è connesso con l’ambiente sociale e culturale persiano. La stessa parola-chiave Purim, che denomina la festa collegata al sovvertimento delle sorti per il popolo giudaico e che viene celebrata ancora oggi, è di chiara origine persiana. Alcuni anni fa, in uno scavo archeologico fu trovato un dado su cui era incisa la parola puru.

Solo grandi intuizioni scenografiche nel film Ester? Non solo. Intanto la storia di Ester è un thriller storico, un giallo ben congegnato che tiene il lettore con il fiato sospeso. La regia di Raffaele Mertes, qui alla sua opera prima, accentua questa caratteristica. Attraverso un abile montaggio in parallelo, conduce avanti il racconto scoprendo gradatamente le parti giocate dai vari personaggi e mantenendo in sospeso l’esito finale dei fatti.

È un gioiello di equilibrio e profondità la recitazione di Fahrid Murray Abraham, l’indimenticabile Premio Oscar per l’interpretazione di Salieri nel film Amadeus. Qui è Mardocheo, lo scriba che ha allevato come una figlia la nipote Ester-Hadassa.

Altrettanto preziosa è l’interpretazione che Thomas Kretschmann, che abbiamo visto recitare in La regina Margot e ne Il pianista, fa del re Assuero. Il regista accoglie la tradizione della storiografia antica che descrive il re Serse, solitamente identificato con Assuero, come un personaggio eccentrico e instabile. Kretschmann dà corpo alla figura istrionica del re interpretando con misura questo aspetto del suo carattere.

Ma incantevole è anche la tenerezza che l’attore sa esprimere nell’incontro con Ester. Una scena d’amore giocata sui primi piani e sulla simbologia di una rosa, dono che Ester fa di sé ad Assuero. Il gesto di Ester nasconde la sapienza antica di una donna che conosce bene la forza della sua bellezza.

Roberto Di Diodato

DA SKYLIFE





Rachel d'Egitto
Amenabar dirigerà la Weisz in un kolossal ambientato nel quarto secolo



Beata tra le mummie - Dopo essere scampata per ben due volte alle grinfie del perfido sacerdote Imhotep, Rachel Weisz torna nella terra dei faraoni.
Ma questa volta si tratta di un film molto diverso dalla saga fracassona firmata da Steven Sommers.
Come riportato da Cinematical, l'affascinante attrice di origini ungheresi, sarà protagonista di Agora, il secondo film , dopo The Others, girato in lingua inglese dallo spagnolo Alejandro Amenabar. La bruna Rachele vestirà i panni di Ipazia di Alessandria, celeberrima astronoma dell'antichità nonché prima martire pagana.
Il protagonista maschile, invece, sarà Max Minghella, uno schiavo sospeso tra l'amore per Ipazia e la fede cristiana.

Un Egitto iperealista - Agora uscirà nelle sale nel 2009 e proprio perché la pellicola si ispira a eventi realmente accaduti (Ipazia, insieme a Madam Curie, è stata una dele scienziate più famose mai esistite) Amenabar ha scelto un approccio il più possibile verosimile alla vicenda.
L'intenzione del regista è quella di ricreare in ogni dettaglio l'Alessandria del quarto secolo, una città dilaniata dai conflitti religiosi. Quindi non vi aspettate scarabei cannibali o mummie ballerine.

Motivazioni di ordine strategico e politico si intrecciano con l’interesse per l’archeologia - da newsfood.com

Archeologia e politica, un connubio strategico
Studi di revisione storica, proposti da Massimo Cultraro dell’Ibam del Consiglio nazionale delle ricerche, rivelano, contrariamente a quanto sostenuto fino ad oggi, una notevole attenzione degli USA verso la politica culturale dei paesi europei già dalla metà dell’Ottocento

«Identità nazionale, memoria storica e le scienze umane» è il titolo del convegno che si terrà venerdì, 11 aprile, a Firenze presso la Villa Medicea di Castello.

Promosso da Roberto de Mattei, componente del Consiglio di amministrazione del Cnr e dal National endowment for the humanities (Neh), agenzia con poteri esecutivi del Governo degli Stati Uniti, l’evento fa seguito all’accordo stipulato dalle due istituzioni nel 2007 per promuovere lo scambio di informazioni e la ricerca accademica nel campo delle scienze umane. Sul tavolo dei lavori, che vede il confronto tra studiosi italiani e statunitensi, alcuni temi che hanno caratterizzato la trama dei rapporti tra i due Stati a partire dalla seconda metà dell’Ottocento, quali, ad esempio: archeologia e politica estera, l’influenza italiana sull’arte classica americana, il confronto sul concetto di identità dei due Paesi, la storiografia americana di fronte al Fascismo, lo studio dell’opera di Machiavelli negli Usa.

Parteciperanno all’incontro: Roberto de Mattei, professore di Storia Moderna all’Università di Cassino e di Storia del Cristianesimo all’Università Europea di Roma, Bruce Cole, presidente del Neh e autore di libri sul Rinascimento, Massimo Cultraro dell’Istituto per i beni archeologici e monumentali (Ibam) del Cnr, Ingrid Rowland, professore nella sede romana dell’Università di Notre Dame School of Architecture, Wilfred McClay, professore di Storia all’Università del Tennessee, Massimo de Leonardis, professore di Storia delle Relazioni e delle Istituzioni Internazionali e di Storia dei Trattati e Politica Internazionale all’Università Cattolica del Sacro Cuore a Milano, Francesco Perfetti, professore di Storia Contemporanea e di Storia delle Relazioni Internazionali all’Università Luiss di Roma, Angelo Maria Petroni, professore di Logica e Filosofia della Scienza all’Università di Bologna e membro del Consiglio di amministrazione Rai, Alfonso Berardinelli, saggista e critico letterario, Michael McDonald del Neh, autore di numerosi articoli scientifici sulla letteratura europea moderna, Luca Codignola, professore di Storia del Canada all’Università di Genova e Direttore dell’Istituto di Storia dell’Europa Mediterranea del Cnr, Pietro De Marco, professore presso la Facoltà di Scienze della Formazione di Firenze.
Tra i numerosi interventi tesi ad analizzare i rapporti tra Italia e Usa, uno studio di Massimo Cultraro del Cnr getta nuova luce su alcuni retaggi che hanno pesato sulla natura delle relazioni tra i due Stati tra fine Ottocento e Novecento.
Il primo ha portato per lungo tempo a considerare semplicisticamente l’espansione coloniale italiana come espressione dell’imperialismo fascista. Il secondo è connesso ad un grande limite della storiografia europea: la scarsa conoscenza degli interessi degli Stati Uniti nella politica estera dei principali Stati europei, quali Francia, Gran Bretagna, Germania, Austria e Italia, negli anni successivi alla guerra civile americana (1861-1865).

La rilettura del sistema di relazioni, proposta da Cultraro partendo dall’ottica della storiografia statunitense, fa emergere con maggiore forza una particolare attenzione degli Usa verso i principali paesi europei dopo la Guerra di Secessione. «Dagli studi recenti», spiega il ricercatore, «appare sempre più evidente l’interesse mostrato dal governo di Washington nei confronti della complessa situazione europea, nella quale si intrecciano spinte di natura diplomatica con motivazioni di ordine economico, sociale e culturale, come appunto l’interesse per l’archeologia».

Ad avvalorare questa nuova interpretazione è la volontà, da parte dell’Istituto Americano di Archeologia, di finanziare le campagne archeologiche che l’Italia aveva intrapreso a Creta, isola che ha sempre ricoperto un ruolo importante nello scenario geopolitico mediterraneo. Uno scacchiere il cui equilibrio era determinato anche dalla sopravvivenza dell’Impero Ottomano garantita, dopo la rivolta anti-turca (1866-1868), da un accordo tra le principali potenze. «All’interno di questo clima», continua il ricercatore, «prende le mosse, nel giugno del 1884, l’avventura di un giovane studioso di epigrafia, Federico Halbherr (1857-1930), nato a Rovereto in terra austriaca, ma italiano per credo e formazione culturale, al quale si devono importanti scoperte nel campo scientifico, come la celebre Iscrizione di Gortina, documento del V secolo a.C. Grazie ai contatti con il console americano William James Stillman (1828-1901) - collezionista e appassionato di archeologia, figura che condensa lo stretto legame tra scienze umane e diplomazia - i rapporti tra Italia e Usa diverranno sempre più stretti: Halbherr infatti otterrà finanziamenti per realizzare le ricerche a Creta e, nello stesso tempo, l’ottimo lavoro sul campo degli italiani avrebbe arginato l’inserimento e l’ascesa di altri archeologi europei, conferendo prestigio internazionale agli Stati Uniti».

Con l’evolversi della situazione politica in Occidente, anche presso il governo italiano prenderà corpo l’idea che, almeno al di fuori dei confini della patria, il dibattito culturale coincideva con le scelte in materia di politica estera.

giovedì, luglio 19, 2007

La rivoluzione del Faraone Akhenaton all'Ecomuseo di Castellina

Le 'Notti dell'Archeologia' continuano a Castellina Marittima sabato 21 alle ore 18,30 con la proiezione di “Akhenaton, 1350 avanti Cristo”, film documentario francese per la regia di Jean Patric. Circa 1350 anni prima della nostra era, un uomo mette sottosopra la storia dell’Egitto Antico: Amenofi IV accede al trono e diventa faraone. In soli 17 anni di regno, avendo al proprio fianco Nefertiti, realizza un’incredibile rivoluzione. Inaugura una nuova religione con un solo dio, Aton, di cui egli stesso è l’unico intercessore e liquida le numerose divinità con i loro templi e i loro sacerdoti. Cambia il proprio nome per diventare Akhenaton. In onore al dio Aton fa costruire una nuova capitale in pieno deserto. L’arte e la rappresentazione della realtà sono radicalmente trasformate. Viene creata una corrente realista che non sopravvivrà più di tanto al suo creatore, ma lascerà una traccia indelebile nella storia dell’arte e della rappresentazione visiva. Ad accogliere visitatori ed appassionati un archeologo della coop. Caesar. Per informazioni: arte@caesaronlus.it, 0586260837 .

sabato, luglio 14, 2007

Alla scoperta di percorsi sacri nell'antica Bibbona

Diventa avvincente la scoperta della religione etrusca all'interno di uno dei nuclei abitati più suggestivi della Toscana. La 'magica' Bibbona ha un 'cuore sacro' che si pone nel centro storico e che corrisponde all'area dove sorge Il Palazzino. Giovedì 19 luglio l'archeologo-scrittore e appassionato di religioni antiche Roberto Russo accompagnerà i visitatori nella riscoperta di questo sito, dove negli scorsi anni è stata individuata una piccola necropoli etrusca, un ipogeo antico dalle funzioni ad oggi misteriose e una strada sacra costellata di antiche frequentazioni. La presenza delle vicine Fonti di Bacco accresce il significato simbolico del sito e richiama innumerevoli esempi di culti salutari e benefici.
La proiezione del video Via Clodia, strada sacra etrusca? (regia di Ebe Giovannini) ribadisce un caso analogo di compresenze da sud verso nord, Etruria meridionale, Norchia, Grotta Purgino, S.Giuliano, Luni. Continuità su una via sacra, continuità di culto dal paleolitico all’epoca etrusca; una religiosità basata sull’acqua e su una coppia di dei Tinia e Uni. Nel VI sec a.C., con l’avvento di Roma perderanno importanza a favore di Giove e Giunone in un arco di tempo che porterà alla base del monoteismo. Via Clodia: strada sacra agli Etruschi? Oggi questa è una via ancora percorsa in maniera sacra fino alla grotta-santuario di San Vivenzio, dove l’iconografia antica cristiana ripropone una economia culturale magico-sacrale.
L'iniziativa rientra nel ricco programma di eventi per 'Le Notti dell'Archeologia' e nel progetto di valorizzazione dell'intera area archeologica promosso dalla coop. Caesar Onlus, dall'azienda Il Palazzino e patrocinato dal Comune di Bibbona e dal CTG. La serata, che avrà inizio alle ore 18,00, continuerà con la visita dell'antico ipogeo scavato nel masso calcareo e con una cena a buffet dalle 20,30.
Per informazioni e prenotazioni: arte@caesaronlus.it, 0586260837 .

Il cinema archeologico protagonista all'Ecomuseo

All'Ecomuseo dell'alabastro di Castellina Marittima va di scena A' Rebours 2007, il progetto ideato nel 2005 da Roberto Russo e promosso dalla Caesar Onlus, che mette a confronto 'Le storie dell'arte antica' con la moderna sensibilità di ogni espressione creativa. Per tre sabati saranno proiettati altrettanti film documentari di grande suggestione, tratti dalla Rassegna Internazionale del Cinema Archeologico di scena ogni anno a Rovereto. Tra gli oltre 300 eventi previsti nella manifestazione regionale 'Le Notti dell'Archeologia 2007' spicca quello di Castellina Marittima, ormai divenuto polo di sviluppo e sperimentazione per l'arte contemporanea dell'intero comprensorio della Bassa Val di Cecina. Solo qui infatti sabato 14 luglio dalle ore 18,30 potrà essere visto il primo film dal titolo 'Il segno sulla pietra- Il Sahara sconosciuto degli uomini senza nome', realizzato nel 2006 e con la regia di Anna e Lucio Rosa. La storia del Sahara racconta di un alternarsi di fasi climatiche estreme: periodi di grandi aridità, di grandi piogge, e dietro di esse le vicende di uomini che ebbero la ventura di scegliere quella terra come loro dimora. 12000 anni fa, dopo una fase di aridità estrema, ritornò la pioggia e la vita ricominciò a germogliare lentamente. Così, nel Sahara centrale, sui massicci del Tadrart Acacus e del Messak, nel sud ovest della Libia, si formarono le prime comunità, tenaci e vitali, culturalmente compiute, che riuscirono anche ad elevare a linguaggio pittorico, quindi complesso, il loro vissuto quotidiano ed il loro primitivo bisogno di trascendenza. I ripari che li accoglievano, divennero attraverso l’arte rupestre, dalla fine del Pleistocene all’Olocene, fino all’ultima desertificazione, sede e conservazione di un sapere, libri di pietra sui quali si dipanava e si affermava una vicenda umana che ancora oggi mostra intatta tutta la sua straordinaria ed avvincente magia. Ad accogliere gli spettatori all'Ecomuseo, prestigioso scenario di mostre di livello nazionale, l'archeologa Susanna Tofanari della Caesar Onlus, che guiderà nell'approfondimento di tanto esotiche bellezze.
INFO. arte@caesaronlus.it , 0586260837 .

 
Web IL NOME DEL TUO DOMINIO
Statistiche sito,contatore visite, counter web invisibile